Medici di famiglia sovraccarichi: oltre il 50% supera i 1.500 assistiti. Una crisi strutturale del SSN
Medici di famiglia sovraccarichi: oltre il 50% supera i 1.500 assistiti. Una crisi strutturale del SSN

l sistema della medicina generale in Italia sta affrontando una crisi senza precedenti. Secondo i dati della Fondazione GIMBE, oltre il 51% dei medici di medicina generale (MMG) ha in carico più di 1.500 pazienti, superando il massimale previsto dall'Accordo Collettivo Nazionale (ACN) . In alcune regioni, come Lombardia e Veneto, la percentuale di medici con carichi superiori raggiunge rispettivamente il 74% e il 68,7%
Le cause del sovraccarico
Il massimale di 1.500 assistiti per medico, stabilito nel 1984, non tiene conto dell'evoluzione demografica e sanitaria del paese. Negli ultimi 40 anni, la percentuale di over 65 è quasi raddoppiata, passando dal 12,9% nel 1984 al 24% nel 2024, con un aumento significativo delle patologie croniche . Questa situazione ha reso il limite di 1.500 assistiti per medico sempre più insostenibile.
La carenza di medici
La situazione è aggravata dalla carenza di medici di famiglia. Si stima che entro il 2027, oltre 7.000 MMG raggiungeranno l'età pensionabile, mentre il numero di nuovi medici formati non è sufficiente a colmare il divario . In alcune regioni, come il Molise e la Basilicata, il numero medio di assistiti per medico è inferiore alla media nazionale, ma in altre, come la Provincia autonoma di Bolzano, si arriva a 1.548 pazienti per medico
Le conseguenze per i pazienti
Il sovraccarico dei medici di famiglia ha ripercussioni dirette sulla qualità dell'assistenza. I pazienti possono incontrare difficoltà nel trovare un medico disponibile, soprattutto nelle aree rurali o meno densamente popolate. Inoltre, il tempo dedicato a ciascun paziente si riduce, compromettendo la qualità delle cure e la possibilità di una presa in carico efficace, soprattutto per i pazienti cronici o fragili.
Le proposte di riforma
Per affrontare questa crisi, il governo ha proposto la trasformazione dei medici di famiglia in dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con l'obiettivo di garantire una presenza più stabile nelle strutture territoriali. Tuttavia, la Fondazione GIMBE sottolinea che questa riforma, se non accompagnata da un'analisi dettagliata degli impatti economici e organizzativi, rischia di fallire . È necessario un coinvolgimento attivo dei medici nella definizione delle nuove modalità organizzative, per evitare che la riforma sia percepita come imposta dall'alto.
Conclusione
La crisi della medicina generale in Italia è il risultato di decenni di scelte politiche inadeguate e di una programmazione insufficiente. Per garantire un'assistenza primaria efficace e accessibile, è urgente intervenire con misure strutturali che tengano conto delle reali esigenze della popolazione e delle condizioni di lavoro dei medici. Solo attraverso un approccio integrato e condiviso sarà possibile superare questa crisi e rafforzare il ruolo fondamentale della medicina generale nel nostro sistema sanitario.






